Il cuore artificiale è un progetto che ha un unico grande obiettivo: “rimpiazzare” il cuore biologico, quello vero e proprio.
Facciamo subito chiarezza: il termine cuore artificiale è spesso utilizzato impropriamente per descrivere un’assistenza meccanica cardiaca (VAD), una pompa artificiale che aiuta il cuore o una parte di esso a lavorare meglio, senza però sostituirlo del tutto.
Quando una delle pompe naturali del cuore (un ventricolo) non funziona bene, si utilizza un VAD per aumentare la quantità di sangue che scorre attraverso il corpo. L’impianto di un VAD consente alla maggior parte delle persone affette da insufficienza cardiaca avanzata di tornare ad una vita più piena.
Il cuore artificiale deve essere anche distinto dal bypass cardiopolmonare che è invece una macchina per sostituire la funzione sia del cuore che dei polmoni, ad esempio durante l’intervento cardiochirurgico.
Il cuore artificiale totale: quando nasce?
Il primo intervento di cuore artificiale è stato eseguito nel 1969 dal Dottor Denton Cooley (recentemente scomparso), nel tentativo di salvare la vita di un paziente in condizioni disperate.
È una storia senza lieto fine: dopo due giorni e mezzo dall’impianto del cuore artificiale venne trovato un cuore nuovo da trapiantare ma purtroppo il paziente morì per gravi complicanze.
Era il 1969, sono passati 50 anni, ed il progetto di Cooley era finalizzato a situazioni temporanee, di estrema urgenza. In realtà, il Dott. Cooley è stato un cardiochirurgo statunitense fenomenale.
Solo per farvi rendere conto della grandezza di quest’uomo, ecco tre momenti memorabili della sua vita:
- nel 1984 Ronald Reagan gli conferì la medaglia presidenziale, la più alta onorificenza civile della nazione;
- è stato encomiato con il Premio René Leriche, la più alta onorificenza della International Surgical Society;
- nel 1998 Bill Clinton gli ha conferito la National Medal of Technology.
Ritornando al nostro discorso, il progetto cuore artificiale totale ha conosciuto fallimenti, difficoltà e impiego delle migliori energie da parte degli scienziati. Sintetizzare questo percorso richiederebbe troppo tempo, ma voglio assolutamente precisare: si tratta di un progetto attualissimo, in pieno sviluppo, assolutamente prioritario!
Fra tutti i sistemi, l’unico dispositivo al mondo attualmente disponibile ed approvato come cuore artificiale è il SYNCARDIA, sistema “ibrido” che si inserisce a metà fra un’assistenza meccanica cardiaca bi-ventricolare e il concetto moderno del cuore artificiale totale ma non ideato come soluzione permanente. I due ventricoli sono costituiti da pompe pneumatiche collegate con un cavo a un piccolo compressore elettrico, esterno. Date le dimensioni, questo tipo di soluzione può essere proposta solamente a pazienti di grossa struttura fisica.
Progetti di cuore artificiale
Ecco i principali progetti in corso di evoluzione:
- il CARMAT è un progetto di cuore artificiale molto sofisticato, ma che ha bisogno di 15 cm di spazio tra piatto sternale e colonna vertebrale. Questo significa che non è una soluzione possibile per tutti i pazienti. Di fabbricazione francese, CARMAT però ha avuto diversi problemi, seguiti dalla morte dei pazienti per difetti al software del sistema, sebbene recentemente abbia ripreso la sperimentazione. Un altro limite del cuore prodotto dai francesi è l’ingombro ed il peso considerevole che si aggira attorno ai 900 grammi, quasi il triplo di quello di un essere umano.
- un cuore artificiale, dal design estremamente semplice, è in fase di sviluppo da parte di Sanjiv Kaul e il suo team americano. Contiene un unico pezzo in movimento senza valvole e sostituisce i due ventricoli del cuore umano con un tubo di titanio, contenente un’asta cava che si muove avanti e indietro, spingendo correttamente il sangue. Un primo prototipo del loro cuore artificiale è stato testato nelle vacche e non ha dato alcun problema o effetto collaterale. Ora è in fase di sperimentazione una versione più piccola ed il mio augurio è quello di giungere ad un grande successo.
- il cuore artificiale totale italiano è un ambizioso progetto nelle mani di Gino Gerosa, direttore della Cardiochirurgia di Padova e della sua équipe: con appena 8,5 centimetri il “cuore bionico”, così denominato dallo stesso Prof. Gerosa, è in piena fase di sviluppo, sarà ricoperto da biomateriali decellularizzati e altamente tollerati dal corpo umano nel quale ripongo tanta fiducia e speranza!