Una delle più frequenti domande che il paziente mi rivolge prima di un intervento al cuore è: “proverò dolore?”.
Spesso il dolore provato dal paziente dopo un intervento al cuore viene presentato (anche da parte di alcuni chirurghi) come una conseguenza naturale da accettare, soprattutto dopo un’operazione così importante come quella di cardiochirurgia, a volte salva-vita.
Un fatto implicito. In realtà non è così.
Negli ultimi anni tutto è cambiato, si è capito che controllare il dolore dopo l’intervento cardio-chirurgico aiuta il paziente ad evitare tante complicanze. Un paziente operato e senza dolore sarà più motivato, più abile a prendere parte ad un programma di riabilitazione, ad alimentarsi precocemente, si prenderà cura di sé più rapidamente e la seguente sensazione di essere autonomo influirà psicologicamente in maniera favorevole, contribuendo al recupero.
In questo modo avrà meno necessità di cure intensive, con una riduzione dei tempi di degenza e quindi dei costi sanitari, che potranno così essere destinati a garantire più servizi.
In Italia, la legge 15 Marzo 2010 garantisce il controllo e la gestione del dolore a tutti, riconoscendone l’importanza della gestione.
Dico sempre ai miei pazienti “.. .deve sapere che dopo l’intervento, al Suo risveglio potrà parlare dell’eventuale sensazione di dolore al medico o all’infermiere, senza vergogna ed in ogni momento della giornata, di giorno e di notte, perché tutte le volte che lo farà, sarà aiutato. Da subito somministreremo comunque una terapia che annullerà l’intensità del dolore e farà in modo che Lei possa tossire, respirare e muoversi il più possibile. Il personale, formato da medici anestesisti, chirurghi, infermieri, fisioterapisti e OSS la aiuteranno a valutare il grado del Suo dolore con semplici ma specifiche domande, che consentiranno loro di capire che misure adottare”.
Infatti, come la febbre, la pressione e tutti gli altri parametri vitali, il dolore ha una scala di misurazione: al paziente verrà chiesto di riferire quanto dolore prova su una scala immaginaria che va da 0 a 10, considerando che 0 è pari ad assenza totale di dolore, via via ad arrivare a 10, che è pari ad un dolore insopportabile.
Abbiamo a disposizione farmaci di ogni genere e di capacità diverse: si parte dal Paracetamolo (la famosa Tachipirina) fino ad arrivare alla morfina. Quest’ultima non è un farmaco solo per malati terminali, come spesso si pensa o come spesso ci viene presentata, ma è un antidolorifico normalissimo che ha una FORTE capacità di controllare un FORTE dolore.
Ricordate inoltre che alcuni interventi di cardiochirurgia si possono effettuare con piccoli tagli e, quindi, con meno invasività, meno disagi e meno sofferenze, senza modificare però l’attenzione a ciò che da oggi dobbiamo chiamare parametro dolore.