Il ponte miocardico, una condizione quasi sempre asintomatica ma potenzialmente capace di alterare significativamente la funzione di una coronaria e generare ischemia cardiaca.
Le arterie principali che forniscono sangue al cuore si chiamano coronarie e decorrono lungo la superficie esterna di quest’ultimo, l’epicardio. Al di sotto, si trova il muscolo cardiaco propriamente detto miocardio. Da queste arterie, nascono condotti più piccoli che si insinuano nel cuore, per portare il sangue in tutti i territori.
ll ponte miocardico è una condizione congenita caratterizzata dalla presenza di fibre muscolari che passano al di sopra di un tratto di arteria principale. Nella stragrande totalità dei casi, l’arteria interessata è quella interventricolare anteriore (la più importante).
Immaginate cosa può accadere: in pratica, l’arteria si trova avvolta sopra e sotto da muscolo cardiaco così, quando il cuore batte e il muscolo si contrae, parte del sangue di questa sezione di arteria non procede regolarmente nel suo decorso, perché la coronaria viene “schiacciata”.
Nella quasi totalità dei casi il ponte miocardico è un’alterazione benigna che non dà sintomi e non ha conseguenze gravi, ma esistono alcune situazioni in cui può provocare una occlusione della arteria nel momento della contrazione del miocardio (sistole), degenerando così in patologia coronarica. In questi casi l’arteria risulta compressa, il passaggio del sangue non è più regolare e aumenta il rischio di insorgenza di eventi più seri come aritmie (battiti cardiaci irregolari), angina pectoris (dolore al petto) e ischemia cardiaca (infarto).
Più è spesso il ponte miocardico, più aumenta la possibilità che si alteri significativamente la funzione dell’arteria coinvolta.
Di solito, la diagnosi del ponte miocardico è occasionale, ad esempio durante la coronarografia che consente di evidenziare la ostruzione sistolica di un segmento della coronaria interessata dalla alterazione, oppure durante TC coronarica.
Nel paziente con ponte miocardico è sempre opportuno completare tutti gli accertamenti che escludano la coesistenza di altre patologie cardiache associate (prima fra tutte la cardiomiopatia ipertrofica) e\o la presenza di stenosi coronariche aterosclerotiche.
Spesso, nei casi sintomatici, il cardiologo prescrive un beta bloccante, farmaco che riduce la frequenza e la “forza” di contrazione del cuore, con risoluzione dei sintomi. Solo raramente è indicata una terapia invasiva.