I tumori del cuore sono molto rari e possono presentarsi in forma benigna o maligna, primitiva o secondaria (metastasi di altri tumori).
Tumori cardiaci benigni
Tra le forme primitive benigne, il Mixoma e il Fibroelastoma sono i più diffusi.
- Il Mixoma rappresenta più della metà dei tumori benigni primitivi che possono interessare il cuore. Si presenta nella maggioranza dei casi negli atri, in particolare il sinistro, mentre è più raro che si sviluppi nei ventricoli. Generalmente è grande 3/8 centimetri e origina più spesso dalla fossa ovale, un’area posta sul setto che separa i due atri; meno frequentemente origina a partire dall’anello della mitrale, valvola che regola il flusso di sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro.
- Il Fibroelastoma, invece, costituisce circa il 10% di tutti i tumori cardiaci primitivi, può colpire qualsiasi valvola o superficie endocardica, ma risulta essere la neoplasia che coinvolge più spesso la valvola aortica e la valvola mitrale.
Nessuno dei due tumori metastatizza.
Rabdomiomi, Fibromi, Lipomi, Feocromocitoma cardiaco e Teratomi sono atri tumori cardiaci con comportamento “benigno”.
Normalmente, queste neoformazioni sono asintomatiche: solo se il tumore è di grandi dimensioni, possono presentarsi alcuni sintomi quali febbre, dolore toracico e difficoltà respiratorie. Purtroppo spesso si arriva alla diagnosi in maniera del tutto occasionale, dopo esami strumentali effettuati per altre motivazioni, oppure per evidenza di embolie non altrimenti giustificate. A quel punto un Ecocardiogramma Color-Doppler trans-esofageo, una TAC e\o una Risonanza Magnetica possono essere d’aiuto per avere un’immagine definita della massa tumorale.
Generalmente i tumori cardiaci come Mixoma e Fibroelastoma, vanno rimossi:
- sia perché possono interferire con la normale attività cardiaca, soprattutto nei casi in cui impegnano le valvole cardiache, con conseguente possibilità di sincopi o scompenso cardiaco;
- sia perché rischia di staccarsi in toto o in piccoli frammenti embolizzando in vari distretti, conducendo, per esempio, ad ictus o ischemia cardiaca.
Si interviene chirurgicamente con approccio classico, in sternotomia mediana. In realtà è possibile anche in questi casi eseguire un approccio mini-invasivo, attraverso una piccola incisione al 4° spazio intercostale destro.
L’obiettivo è l’asportazione dell’intera massa e della base d’impianto (per evitare recidive).
Nei casi di Mixoma, bisogna prestare attenzione alle diverse consistenze con le quali può presentarsi: quando è “gelatinoso” il cardiochirurgo deve essere cauto durante la rimozione, poiché potrebbe andare incontro allo “sfaldamento”, con conseguente pericolo di embolia improvvisa, con drammatiche conseguenze.
Completamente diverso è, invece, l’inquadramento dei tumori cardiaci maligni. In questo caso la questione è ben più complessa, l’intervento chirurgico non è scontato, ma rappresenta un’opportunità da valutare sulla base delle condizioni cliniche del paziente.
Il cardiochirurgo dovrà valutare il paziente insieme al supporto di un oncologo, al fine di unire competenze specifiche altamente specialistiche per individualizzare il più possibile la strategia ed il percorso terapeutico.