Un “approccio ibrido” per curare il cuore consente l’integrazione di competenze e tecnologie, tradizionali e mini invasive, in grado di migliorare notevolmente la qualità di vita dei pazienti.
Per fortuna noi medici collaboriamo sempre di più per raggiungere risultati migliori.
Per ogni paziente opportunamente selezionato, si valuta in squadra il migliore approccio per intervenire in base a specifiche esigenze e particolari condizioni, con strategie sofisticate e personalizzate.
Il forte legame tecnico e culturale fra cardiologi, emodinamisti e cardiochirurghi, rappresenta una risorsa preziosa per il paziente.
L’approccio ibrido combina i vantaggi della mini-invasività tipica delle procedure dei cardiologi emodinamisti con quelli dell’accuratezza e precisione di un intervento cardiochirurgico, in un unico atto terapeutico.
Questo permette di ridurre il trauma chirurgico ed i rischi legati all’intervento, ma soprattutto migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Ciò è reso possibile dalla disponibilità delle più avanzate tecnologie.
Le patologie del cuore affrontate attraverso questa modalità sono ancora limitate ma io sono certo che il loro numero salirà esponenzialmente nei prossimi anni.
L’approccio ibrido è più o meno una filosofia che sfrutta l’integrazione di competenze e tecnologie, a vantaggio del paziente.
È un nuovo modo di lavorare, in cui specialità diverse collaborano strettamente, per ottenere i benefici di entrambe le procedure, quella tradizionale e quella meno invasiva.