Oggi entrerete in sala operatoria con me: chiudete gli occhi ed immaginate di essere lì, ad assistere ad un vero intervento di cardiochirurgia in mezzo ad un equipe di medici ed infermieri.
Anche da non addetti ai lavori, vi renderete subito conto dell’importanza cruciale del lavoro di squadra.
Chi c’è in sala operatoria durante un intervento e come si lavora?
In sala operatoria, oltre a chirurghi specializzati, ci sono gli infermieri che ricoprono ruoli assegnati loro per esperienza nel settore, per formazione svolta in altre realtà o per formazione specialistica (master). Ecco come si distinguono:
- strumentisti;
- infermieri di anestesia;
- infermieri di sala (a volte detti “circolanti”).
La maggior parte degli interventi di cardiochirurgia (ma non solo), si svolge nella massima serenità, ogni momento è scandito da tempi e movimenti, che si ripetono. Il chirurgo, l’assistente chirurgo, gli infermieri, gli anestesisti apparentemente fanno cose diverse ma in realtà, insieme, stanno realizzando un “piccolo miracolo”: salvano una vita.
Immaginate adesso che improvvisamente accada un imprevisto: un’emorragia (perdita di sangue dai vasi sanguigni) massiva durante un’operazione. Cosa pensate possa succedere a quella squadra che fino ad un secondo prima stava lavorando così armoniosamente?
Voi siete lì, provate a pensarci: sono attimi in cui tutto si svolge velocemente e spesso contemporaneamente: il monitor suona l’allarme all’impazzata, il primo cardiochirurgo cerca di capire l’origine del sanguinamento e le possibili strategie per risolverlo.
Questo determina una serie insistente di richieste da parte sua all’assistente che deve aspirare tanto sangue; all’anestesista che deve provvedere ad infondere liquidi, trasfondere sangue e somministrare farmaci per via del fatto che il paziente è diventato instabile in una manciata di secondi.
Contemporaneamente, l’infermiere strumentista deve essere veloce come un fulmine: passare al chirurgo garze sterili, strumenti chirurgici per clampare (chiudere) il vaso che sanguina e punti idonei per suturarlo, quasi automaticamente. Sa benissimo cosa fare e come farlo. Ha sempre quattro occhi: uno per il primo cardiochirurgo, uno per l’assistente, uno per il campo operatorio ed uno per l’infermiere di sala, il quale non deve mai perdere l’attenzione dal tavolo operatorio per sistemare le luci, aprire il materiale che serve al o alla collega che strumenta e/o coordina con speciali richieste “fuori programma” da parte del chirurgo.
Nel frattempo, l’infermiere di anestesia collabora attivamente con l’anestesista: se necessario reperisce “al volo” un altro accesso venoso, risolve eventuali problemi con la strumentazione, controlla che il sangue sia trasfuso rapidamente, gestisce le pompe infusionali per iniettare farmaci idonei al ripristino di una pressione arteriosa quasi normale.
Tutto questo sotto i vostri occhi, quasi come fosse un film.
La leggenda vuole che i chirurghi in situazioni di emergenza, imprechino o urlino: posso solo dirvi che mi pregio di essere stato formato presso la storica Scuola di Specializzazione di Cardiochirurgia di Bologna, dove ho imparato ad essere un uomo completo, non solo un chirurgo. Chiunque abbia lavorato con me, sa benissimo che essere gentleman è un concetto da applicare anche alla cardiochirurgia. Avere il massimo controllo della sala operatoria passa da un concetto: essere sicuri di saper gestire una complicanza.
E per trasmettere a tutto il team questa sicurezza, è imperativo non perdere mai educazione, stile e concentrazione. Certo, le frasi saranno più decise, i toni più freddi, la voce più alta. Ma non più di questo. Sicurezza e competenza contribuiranno alla risoluzione del problema.
Tuttavia, siamo umani e anche se a parole sembra facile da raccontare, non è proprio così: lo ammetto, capita in rari momenti che le mani tremano: può capitare a tutti. Infatti, una scarica di adrenalina assale ognuna delle persone presenti in sala, in quella precisa situazione.
Ma è proprio in quei momenti che si capisce l’importanza del lavoro d’équipe: quando ogni professionista sa esattamente quello che deve fare nel più breve tempo possibile, perché la salute del paziente è compromessa e bisogna ristabilirla.
Fortunatamente, poi, quando l’emorragia si arresta e il paziente si riprende, tutti tirano un sospiro di sollievo, ci si rilassa, dimenticando in fretta di quello che è successo.
Ogni giorno gli infermieri ricoprono il proprio ruolo in sala operatoria con professionalità, spesso tutorando il collega più giovane, collaborando in squadre per la riuscita dell’intervento.
È proprio a loro, agli infermieri, che oggi voglio dire GRAZIE, dal profondo del cuore!
Nonostante i turni massacranti e le saltuarie scariche di adrenalina, sono orgoglioso di lavorare con donne e uomini di questo calibro: sono certo che tornano a casa sfiniti fisicamente, ma con il sorriso, consapevoli di aver fatto la scelta lavorativa giusta!
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