Riuscire a riparare una valvola cardiaca dipende da molteplici fattori legati alle condizioni anatomiche della struttura valvolare allo stato di salute generale del paziente e all’esperienza culturale e tecnica del cardiochirurgo e dalla sua confidenza con le tecnologie all’avanguardia.
Perché è così importante riparare una valvola piuttosto che sostituirla?
La riparazione di una valvola cardiaca è la procedura cardiochirurgica più efficace e più sicura per il paziente affetto da valvulopatia, in termini di aspettativa e qualità di vita.
Come sapete, quando è possibile eseguire questo intervento, il cardiochirurgo può adottare tecniche tradizionali, eseguendo una sternotomia mediana longitudinale (apertura del torace), oppure tecniche mini-invasive con incisioni più piccole ed un più rapido recupero post operatorio del paziente.
Vi dirò di più: attraverso la minitoracotomia, ossia con una piccola incisione che evita l’apertura dello sterno, si può introdurre una micro telecamera al fine di ottenere una visione profonda e nitida del campo operatorio, con lo scopo di riparare la valvola con una complessiva qualità aumentata del gesto chirurgico.
Infatti, la telecamera fornisce al cardiochirurgo immagini più dettagliate e definite dell’anatomia valvolare che si trova a dover riparare: per farla breve, l’esposizione e la perfetta visibilità, rendono più semplificata e precisa la procedura cardiochirurgica mini-invasiva.
Il beneficio che ne deriva non è soltanto estetico (la ferita finale è piccolissima):
- riduce l’invasività complessiva dell’intervento (nonostante l’utilizzo della circolazione extracorporea);
- riduce anche il rischio di complicanze nel paziente, di trasfusioni di sangue e di infezioni.
Certamente, caso ed ogni situazione è diversa da paziente a paziente e solo una consulenza personalizzata può fornire al cardiochirurgo le informazioni di cui ha bisogno. Per avere una valutazione complessiva dello stato di salute del paziente si valuta l’età, la presenza di patologie concomitanti, l’attività fisica e motoria svolta fino al momento dell’intervento, le abitudini quotidiane, le precedenti procedure chirurgiche subite anche in altri ambiti.
In questo modo è possibile stabilire un progetto di cura non solo per la buona riuscita dell’intervento ma anche per fare in modo che il paziente recuperi al più presto la propria autonomia, al fine di essere reinserito nella sua vita quotidiana e sociale e ritornare presto fra le braccia dei suoi cari.
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